di vario tipo: il saggio di Antonella Filippone affronta lo studio delle caratteristiche del costume medievale in un corso per studenti stranieri, proponendo originali e profondi spunti per trattare il… Click to show full abstract
di vario tipo: il saggio di Antonella Filippone affronta lo studio delle caratteristiche del costume medievale in un corso per studenti stranieri, proponendo originali e profondi spunti per trattare il tema del costume anche in riferimento all’estetica della pittura e dell’architettura medievale, secondo una prospettiva che esplora il gusto e l’habitus del tempo, ma stimola anche una riflessione sull’estetica contemporanea in diversi contesti culturali. Infine, il saggio di Rita Pasqui propone dei suggerimenti concreti per affrontare l’argomento della moda secondo un approccio «contentbased», utilizzando testi letterari, audiovisivi e giornalistici, così come canzoni o immagini. Il volume si conclude con un’intervista a Dacia Maraini, che sintetizza espressivamente il senso profondo della moda definendola «la spuma dell’onda» (210), un fenomeno solo in apparenza superficiale. Queste parole della scrittrice ben rispecchiano le intenzioni delle curatrici, che in cinque tesi puntualizzano l’interesse della loro ricerca sulla moda «made in Italy»: la prima, «la moda è arte» (13), si riferisce alla natura effimera e complessa della moda come sistema semiotico, che impone di affrontare anche un discorso di potere sul piano semiotico; la seconda tesi, «la moda italiana è un habitus fondamentalmente e genuinamente europeo» (15) richiama una questione fondamentale sollevata dal libro: quella della circolazione transnazionale, con conseguente (ri) negoziazione, del «made in Italy,» fenomeno locale, nazionale, globale, sicuramente translocale. A riguardo si dimostrano particolarmente innovativi proprio quei saggi che mettono in luce le molteplici e complesse dinamiche di (ri)appropriazione del gusto, dello stile e dell’identità italiana, dinamiche ancora in gran parte da scoprire, come rimarca la terza tesi: «la questione della moda italiana non è stata ancora aperta» (20). La miscellanea propone degli stimoli da cui partire per sviluppare un discorso molto ampio, che attraversa testi, contesti, prodotti culturali diversificati e difficilmente inquadrabili in una sola disciplina. Le ultime due tesi pongono l’accento sull’intere transdisciplinarietà dell’argomento: «la moda è un linguaggio costitutivo della storia e della letteratura italiana»(27) e «il significato della moda italiana si rivela nella glottodidattica e nella sociolinguistica» (30). Partendo dagli spunti della miscellanea si possono estendere queste riflessioni a un’apertura dell’italianistica verso molteplici altri campi, come i media e i cultural studies, la sociologia e l’antropologia. In questo senso, lo studio della moda «made in Italy» propone un campo pionieristico di estrema attualità nel contesto della crescente interdisciplinarietà e transdisciplinarietà della ricerca contemporanea.
               
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