Il presente saggio analizza l'estetica di Pirandello, contenuta soprattutto nel suo saggio L'umorismo, e il suo contributo dato all'estetica del XX secolo. Costituendo una rottura rispetto agli ideali estetici precedenti,… Click to show full abstract
Il presente saggio analizza l'estetica di Pirandello, contenuta soprattutto nel suo saggio L'umorismo, e il suo contributo dato all'estetica del XX secolo. Costituendo una rottura rispetto agli ideali estetici precedenti, la distinzione pirandelliana fra arte umoristica e non-umoristica può essere paragonata a quella fra arte aperta e arte classica teorizzata da Umberto Eco nel suo saggio Opera Aperta (1962). Ma interpretare L'umorismo come esempio ante litteram di opera aperta in quanto meta-arte autoriflessiva è anche lo spunto per ripensare il cuore della poetica pirandelliana incentrato sul problema della dissoluzione dell'io. Nella seconda parte di questo lavoro intendo dimostrare che nonostante l'esplicita dichiarazione di scetticismo lo scrittore siciliano è testimone acuto di una società in cui a emergere è proprio l'interiorità del soggetto, che si afferma parallelamente al declino delle varie maschere sociali. Detto in termini più specifici, nella società moderna di massa ad andare in crisi è il valore sociale del performativo. Questo significa leggere Pirandello alla luce delle tesi del sociologo Richard Sennet, contenute nel libro The Fall of the Public Man (1977), e di quelle di impostazione psicanalitica che il filosofo Rober Pfaller ha esposto in Die Illusionen der anderen. Über das Lustprinzip in der Kultur (2002).
               
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